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Obbligazioni indicizzate: cosa sono e come funzionano

31/10/2019

Uno degli strumenti finanziari più presenti nei portafogli di investimento degli italiani sono indubbiamente le obbligazioni. Il mare delle obbligazioni è decisamente vasto, tuttavia esistono alcune variabili che permettono di raggruppare gli strumenti obbligazionari in apposite categorie. La tipologia di emittente, il rating dello stesso emittente o la tipologia di cedola pagata sono le principali variabili di classificazione. Seguendo quest’ultima variabile, le obbligazioni possono essere distinte in obbligazioni a tasso fisso e a tasso variabile.

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Come funzionano le obbligazioni indicizzate (o floater)

Nella loro forma più semplice le obbligazioni che, secondo quanto stabilito dal prospetto informativo, pagano periodicamente una cedola variabile prendono il nome di obbligazioni indicizzate, o chiamate anche in gergo tecnico “floater”. La variabilità può interessare la componente interessi (le cedole pagate periodicamente) o il rimborso del capitale investito a scadenza, o addirittura entrambe. Per semplicità approfondiamo il caso più comune, quello in cui la variabilità riguarda esclusivamente la parte degli interessi.

La cedola di un titolo floater si compone di solitamente di due parti: un tasso variabile di riferimento (il più utilizzato è l’Euribor, il tasso di interesse medio al quale ogni giorno i maggiori istituti finanziari fissano i prezzi delle proprie operazioni di credito) e una componente fissa che prende il nome di spread. La cedola di un titolo floater è semplicemente la somma di questi due elementi.

Il grafico mostra un esempio. Nella parte di sinistra sono indicati i flussi di cassa di un’obbligazione a cedola fissa. Il titolo obbligazionario paga un ammontare fisso per tutta la vita del titolo e restituisce alla scadenza il capitale investito (oltre all’ultima cedola prevista contrattualmente). Nella parte destra sono illustrati i flussi di cassa di un titolo floater. In questo caso l’unica cosa certa è il valore dello spread mentre la parte indicizzata, e di conseguenza l’intera cedola, varia nel tempo. Anche in questo caso a scadenza viene pagata l’ultima cedola e restituito il capitale investito.

Obbligazione a tasso fisso o a tasso variabile?

Un titolo obbligazionario a tasso variabile è meno rischioso di un titolo a tasso fisso. Questa affermazione è vera quando i due titoli presentano le stesse caratteristiche: hanno la stessa scadenza o vita residua, l’emittente è lo stesso, hanno lo stesso grado di seniority (obbligazioni subordinate, senior o junior), hanno la stessa valuta di denominazione.

Un titolo obbligazionario a tasso variabile è infatti meno sensibile, a parità delle altre condizioni, al rischio di tasso di interesse. Questo perché indipendentemente dai movimenti dei tassi di interesse (sia che salgano o che scendano) il prezzo di mercato di un titolo floater resta praticamente immutato. Un’obbligazione floater è del tutto equivalente a un deposito della durata pari alla frequenza della cedola. E che viene costantemente rinnovato al pagamento di ogni cedola con il nuovo tasso di riferimento.

di AdviseOnly

 

 

 

 

L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.

 

 

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