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Approccio top-down e bottom-up. Cosa significa e quali sono le principali differenze

22/10/2019

Quando ci si approccia ai mercati finanziari l’improvvisazione non è consentita; è come navigare in un mare aperto senza bussola. I gestori lo sanno bene ed è per questo motivo che utilizzano diverse strategie di investimento. Tra le più conosciute troviamo sicuramente le strategie top-down e bottom-up. Ne avete mai sentito parlare?

Semplificando all’estremo, si tratta di due diverse strategie di investimento per la selezione delle azioni da inserire in portafoglio: tipicamente i gestori le utilizzano quando si occupano dei risparmi a loro affidati, destinati per esempio a un fondo comune di investimento. In altre parole, queste strategie riguardano direttamente la gestione dei risparmi dell’investitore, quindi ci toccano da vicino.

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Dall’alto verso il basso: l’approccio top-down

L’approccio top-down si muove letteralmente dall’alto verso il basso. Significa che il gestore parte da considerazioni di carattere ampio – quale peso attribuire alle diverse aree geografiche (quanti Stati Uniti, quanta Europa, quanti Emergenti?), quali sono i settori meglio posizionati (finanziari, energetici, IT, e via dicendo?) – e procede così, stringendo via via il cerchio per arrivare solo in ultima analisi a individuare i singoli titoli azionari, naturalmente in modo coerente rispetto agli step precedenti dell’iter di selezione.

Il gestore guarda dunque alle condizioni economiche generali per cercare di capire quali aree o settori potrebbero andare meglio nei mesi a venire. Sulla base di queste considerazioni, restringe via via la ricerca, per poi selezionare i titoli da inserire in portafoglio solo nell’ambito delle aree geografiche e dei settori selezionati.

Per fare un esempio, un gestore che adotta una strategia top-down tiene in considerazione nella propria analisi i seguenti fattori:

  • Crescita economica (PIL) globale
  • Politiche monetarie delle principali banche centrali e tassi di interesse
  • Inflazione e prezzi delle materie prime
  • Andamento dei titoli di Stato

Dal basso verso l’alto: l’approccio bottom-up

L’approccio bottom-up, dal basso verso l’alto, funziona esattamente al contrario: consiste infatti nella selezione di singoli titoli o mercati di per sé particolarmente “promettenti”, tralasciando le condizioni economiche e settoriali più generali.

Quando si adotta questa strategia, l’allocazione degli investimenti – ovvero la composizione del portafoglio – risulta quindi dalla somma di tanti diversi “mattoncini” (si può anche parlare di diversificazione del portafoglio). In pratica, in questo caso si vanno a scegliere i singoli titoli a prescindere dal contesto generale.

La ratio alla base della strategia bottom-up è che una specifica società possa ottenere risultati brillanti anche se l’industry (il settore) di cui fa parte non sta attraversando un momento particolarmente fortunato.

In questo caso, dunque, si opera una analisi fondamentale della società, nel dettaglio:

  • Indici di bilancio (rapporto prezzo/utile, ROE, etc.)
  • Crescita degli utili e utili attesi
  • Fatturato
  • Flussi di cassa
  • Performance del management

Una combinazione dei due approcci

Che si adotti una strategia top-down o bottom-up, l’obiettivo resta sempre lo stesso: cercare di ottenere dall’investimento il miglior rendimento potenziale, con una dose di rischio accettabile. Non è detto che una strategia escluda l’altra.

Non è raro anzi che gestori e investitori ricorrano a modelli “misti”, inserendo in una cornice top-down valutazioni e tecniche bottom-up, per avere una visione d’insieme senza trascurare le dinamiche del singolo titolo o mercato.

 

di AdviseOnly

 

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L’articolo è di carattere divulgativo aggiornato alla data di pubblicazione. Per conoscere l’offerta della Banca consulta l’area Prodotti.

 

 

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